La soluzione dei problemi e la presa di decisioni.
METODO PROBLEM SOLVING
IL PROBLEMA:
– è una differenza fra la situazione originale e una situazione ideale disiderata
– è una difficoltà per la quale la persona non dispone di una risposta già pronta nel proprio
repertorio comportamentale
IDENTIFICAZIONE DEL PROBLEMA:
– definirlo mettendo a fuoco i vari aspetti
– conseguenze
– cause principali
SELEZIONARE E DEFINIRE I PROBLEMI:
I coordinatori si trovano a dover risolvere i seguenti problemi:
- – aumento del residuo di ferie
- – aumento assenze impreviste del personale
- – aumento delle segnalazioni di errore
- – maggiore incidenza di lesioni da pressione
- – aumento dei reclami dei pazienti
- E’ importante che si si sviluppa una capacità di scelta evitando i seguenti errori
- – farsi influenzare più del dovuto dalla propria personalità: (vicinanza verso alcuni infermieri)
- – farsi influenzare più del dovuto dai propri valori o avere pregiudizi e stereotipi
- – non avere una visione d’insieme della situazione lavorativa
- – non approfondire la conoscenza di problemi percepiti come difficili ma rinviarne
- impropriamente il superamento
- – non definire i problemi in modo abbastanza chiaro e completo
- Per migliorare la capacità di rilevare i problemi è necessario:
- – confrontarsi sistematicamente quando vi sono particolari necessità con i colleghi o altre
- persone che possono dare un aiuto
- – fare periodici sondaggi tra i collaboratori per sapere quali problemi percepiscono.
DECISIONI: consiste nell’atto di scegliere un particolare corso d’azione tra quelli possibili
identificati in precedenza. La capacità di prendere decisioni è la caratteristica più importante di un
buon dirigente.
Esistono vari tipi di decisioni:
– Decisioni strategiche: sono assunte dal vertice aziendale e costituiscono la politica
dell’organizzazione (miglioramento qualità, formazione)
– Decisioni gestionali: mirano a risolvere problemi particolari oppure introdurre innovazioni
capaci di migliorare le prestazioni.
– Decisioni operative e di routine: vengono prese giornalmente allo scopo di garantire il
funzionamento dei servizi alla base di ordini, linee guida o procedure.
Assunzione di decisioni deve essere effettuata:
– Esigenza di adeguarsi a cambiamenti spesso rapidi
– Nella Complessità
– Presenza di condizioni di incertezza e di rischio
Responsabilità nelle decisioni:
– I problemi non dovrebbero essere affrontati e gestiti in momenti di stress
– Ogni leader dovrebbe contribuire alla creazione di un clima di fiducia che consenta a se
stesso e ai suoi collaboratori di accettare le responsabilità per risolvere i problemi che si
presentano.
MODELLI DECISIONALI
– TEORIA DELL’UTILITA’ ATTESA (BERNOULLI): considerano l’essere umano capace di piena
razionalità. Le scelte possono essere considerate come delle scommesse e il decisore
razionale è quello che tenta di scegliere in accordo alla scommessa migliore, quella che
massimizza l’utilità attesa della decisione.
– SCUOLA CLASSICA (TAYLORISMO): Elabora il concetto di Homo economicus, il quale
conosce tutte le possibili alternative di azione e le loro conseguenze ed è in grado di
scegliere l’alternativa migliore.
– SCUOLA DELLE RELAZIONI UMANE: spiega invece l’agire umano in termini di sentimenti,
valori, motivazioni e obiettivi personali. Un’efficace comunicazione deve spiegare ai
lavoratori dei livelli inferiori i motivi che stanno alla base delle scelte e delle decisioni.
– LA TEORIA DELLA RAZIONALITA’ LIMITATA (HERBERT SIMON): o modello euristico. Basato
su procedimenti e regole di ricerca. Le euristiche sono regole pratiche e di buon senso per
calcolare determinati tipi di numeri e per risolvere certi tipi di problemi. Essa non si
propone di indicare le modalità con cui strutturare le organizzazioni, ma migliorare la
conoscenza della natura dell’attività dirigenziale e dei principali fattori e vincoli oggettivi e
soggettivi da cui è condizionata. Il comportamento non deve essere ispirato solo da fattori
emotivi ma deve perseguire determinati scopi. Simon quindi formula la teoria della
razionalità limitata, secondo la quale la razionalità delle decisioni è condizionata da
numerosi fattori psicologici e culturali riconducibili a 3 categorie principali:
o Le abitudini e i riflessi, più o meno consapevoli, che influenzano le scelte e le
prestazioni delle persone che operano nell’organizzazione
o I valori i principi e le motivazioni a cui i dipendenti si ispirano, anche se possono
ostacolare la razionalità organizzativa.
o Le conoscenze di base e le informazioni disponibili che sono limitate e possono
restringere il campo delle alternative fra cui scegliere.
Le decisioni più importanti derivano da un processo in cui intervengono più persone,
ciascuna delle quali è portatrice di interessi e delle posizioni di un settore
dell’organizzazione.
I decisori non compiono per intero la laboriosa ricerca della decisione ottimale, per la quale
non dispongono il tempo e risorse, ma si accontentano della prima soluzione
soddisfacente.
– MODELLO DEL FAVORITO IMPLICITO: Può accadere che una persona esamini varie
alternative, ma che non cerchi davvero la soluzione migliore perché ha già scelto
un’alternativa implicita.
– MODELLO PER TENTATIVI: è tipica delle organizzazioni in cui gli obiettivi sono condivisi, ma
vi è incertezza sui mezzi e quindi sulle alternative da scegliere per realizzarli poiché le
informazioni disponibili sono insufficienti. Non si affronta il problema di petto ma si fanno
alcune scelte di minore importanza.
– MODELLO POLITICO: in questo modello ci è accordo sui mezzi da adottare ma non sugli
obiettivi da perseguire, il problema non è l’incertezza ma l’ambiguità. Si può verificare
quanto segue:
o I decisori tendono ad accrescere i consensi perché si arrivi a decisioni favorevoli
soprattutto ai loro gruppi di interesse.
o Il loro impegno nella ricerca di maggiori informazioni è relativo poiché quello che
interessa è il fine politico rappresentato da una favorevole ridistribuzione del
potere in seno all’organizzazione
o È frequente raggiungere il compromesso tra obiettivi contrastanti.
– MODELLO DEL CESTINO SPAZZATURA: viene utilizzato in situazioni decisionali difficili e
problematiche, quelle in cui si hanno conoscenze inadeguate e opinioni contrastanti sia
sugli obiettivi sia sui mezzi per conseguirli.
INDICAZIONI PER UN PROCESSO DECISONALE ADEGUATO:
– DETERMINAZIONE DEGLI OBIETTIVI E DELLE PRIORITA’ AZIENDALI:
– IDENTIFICAZIONE DELL’OGGETTO REALE DELLA DECISIONE
– DEFINIZIONE DEI CRITERI PER UNA DECISIONE ACCETTABILE
- o Economici
- o Tecnico professionali
- o Sociali
- o Deontologici
- o Di convenienza
Il più delle volte si tende a soddisfare contemporaneamente criteri appartenenti a diverse
categorie
– RICERCA DELLE ALTERNATIVE:
– IDENTIFICAZIONE E ANALISI DELLE POSSIBILI ALTERNATIVE PER ATTRIBUIRE LORO UN PESO
E UN VALORE. All’individuazione delle soluzioni si giunge con diversi metodi:
o Ricorso al proprio bagaglio di esperienze
o Consultazione di esperti interni ed esterni
o Utilizzo della letteratura permanente
o Confronto con situazioni analoghe
o Procedimento della ricerca scientifica, utile ad evidenziare le relazioni casuali tra
le variabili in gioco per allargare le conoscenze teoriche e suggerire soluzioni a
media e lunga scadenza.
– SCELTA DI UN’ALTERNATIVA: difficilmente è una scelta ottimale
– DEFINIZIONE DELLE MODALITA’ COMUNICATIVE: atte ad ottenere l’adesione
– VALUTAZIONE DEI RISULTATI A BREVE, MEDIO, LUNGO TERMINE:
– IMPLEMENTAZIONE DELLA DECISIONE: è il passaggio mediante il quale i collaboratori,
informati della decisione, si impegnano a metterla in atto modificando per quanto
necessario le modalità di esecuzione del lavoro.
DIAGRAMMA DI PARETO: deriva dall’idea che il 20% delle cause provoca l’80% degli effetti. I passi
più importanti dell’analisi si Pareto sono:
– Stilare un elenco di cause e della loro frequenza
– Riordinare le cause secondo frequenza
– Elencare gli effetti delle cause e disporli in ordine di frequenza
– Riportare su un diagramma cartesiano le cause
– Riportare gli effetti delle cause sull’asse delle ordinate in ordine crescente di frequenza.
Alla fine si noterà che l’80% degli effetti sarà determinato dalle prime due-tre cause.
LISTA DI CONTROLLO: o checklist consiste in un elenco standard di domande il cui scopo è quello
di suscitare processi di ragionamento completi e possibilmente non abituali a proposito dei vari
elementi di un problema.
POSSIBILI ERRORI:
– EURISTICA DELLA DISPONIBILITA’: le persone possono giudicare un evento più probabile o
più frequente quanto più facilmente possono immaginare o ricordare esempi di
quell’evento (in caso di errore in un dato contesto.. esso verrà giudicato più frequente
nonostante non lo sia rispetto ad altri contesti)
– EURISTICA DELL’ANCORAGGIO E AGGIUSTAMENTO: le decisioni difficili sono prese
utilizzando un punto di partenza o di riferimento come prima approssimazione per il
giudizio, un ancoraggio, appunto. Le stime sono quindi influenzate da un termine di
paragone.
L’errore commesso dal decisore è un eccesso di confidenza nelle proprie capacità.
Un altro bias è il Frame cioè la cornice, cioè la rappresentazione mentale delle conseguenze delle
alternative, cioè a parità di alternative una scelta viene privilegiata rispetto ad un’altra solo perché
posta in maniera differente.
Gli errori derivano da un’insufficiente consapevolezza che il percorso decisionale non è un
fenomeno cognitivo ma esprimendo un’identità del decisore, è soggetto a influenze emotive e
motivazionali. Tra i dirigenti si trovano spesso le due situazioni seguenti:
– Irrisolutezza ossessiva: se il dirigente vive il rischio con grande ansia per paura di perdere
una parte di se, si attarda in analisi troppo prolungate, quindi la decisione risulterà
inefficace rispetto alle nuove esigenza
– Risolutezza precipitosa: una forma di difesa dall’ansia, antitetica a quella precedente, il
dirigente compie un’analisi insufficiente della realtà per passare velocemente alla
decisione.
STILI DECISIONALI: che sono 4:
– DIRETTIVO: bassa tolleranza all’ambiguità, decisioni veloci e a breve termine, tendenza alla
logica, efficienza, perseguimento dei risultati
– ANALITICO: tolleranza e ambiguità è maggiore, decide dopo una ricerca più accurata di
informazioni e alternative
– CONCETTUALE: può tendere ad allargare i confini del problema e a ricercare il massimo
numero di alternative per risolverlo. Creativo e orientato al lungo periodo
– RELAZIONALE: si sforza di decidere con il consenso dei colleghi o dei collaboratori, per
evitare conflitti e recepire i suggerimenti degli altri.
DECISIONI INDIVIDUALI O DI GRUPPO?
VANTAGGI DELLE DECISIONI DI GRUPPO:
– Più persone dispongono generalmente di più conoscenze rispetto ad un singolo
– Se il gruppo è sufficientemente eterogeneo, le persone che lo compongono vedono il
problema da diversi punti di vista e quindi hanno più alternative da proporre.
– Nel caso in cui il gruppo debba poi mettere in atto la decisione , è probabile che lo faccia
con maggiore impegno se se la sente propria perché ha partecipato alla sua scelta.
– Contribuire all’adozione di decisioni è generalmente gratificante e motivante per i
lavoratori e può accrescere il loro senso di appartenenza
SVANTAGGI DELLE DECISONI DI GRUPPPO:
– Non sono immediate
– Richiedono diverse riunioni
– Le riunioni se non gestite possono dare origine a conflitti
– Qualche membro del gruppo può essere indotto ad aderire alla posizione della
maggioranza unicamente per timore
– Nelle riunioni un singolo leader naturale o un piccolo gruppo può ottenere il dominio della
discussione e orientare la decisione
– Si può sviluppare un pensiero di gruppo (groupthinking)
MODALITA’ DECISIONALI DEL GRUPPO:
– PER CADUTA NEL VUOTO: qualcuno presenta una proposta ma in realtà viene accantonata
nel gruppo.
– DECISIONE DELLA MINORANZA CHE CONTROLLA IL GRUPPO: ci sono persone che riescono
ad ottenere più consensi
– DECISIONE A MAGGIORANZA: è un metodo formalmente corretto che può essere adottato
quando il gruppo è numeroso
– DECISIONE ALL’UNANIMITA’: difficile da realizzarsi
– DECISIONE PER CONSENSO: in un gruppo coeso anche chi non è d’accordo si adegua alla
decisone della maggioranza per poi valutarne gli effetti.
IL DIRIGENTE DEVE DECIDERE IN AUTONOMIA QUANDO:
– Ha la responsabilità legale dei risultati
– E’ l’unico o il principale detentore delle conoscenze
– Non c’è tempo sufficiente per una decisione di gruppo
– Se non è momentaneamente opportuna a causa di divergenze forti nel gruppo
– Il gruppo è scarsamente coinvolto nella messa in atto della decisione.
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